martedì, dicembre 31

dammi da tessere
un foglio bianco
di nero non voglio nulla
fatta  carbone
la parola sporca
dovunque si posi
avevo la faccia scoscesa
quel giorno

con le nocche ho bussato
dove hai tolto il battente

lunedì, dicembre 23


abbiamo detto tanto
tranne che parole
ora ci riparliamo per immagini
egualmente distribuite
dov'è rimasta l'ombra del possibile

domenica, dicembre 22


le parole e le case

hanno lo stesso difetto

tendono a nascondere

l'evidenza

e guardavamo  la vita  annerirsi sugli usci

e si andava avanti

tra il dondolìo dei fantasmi

Esistono posti così

dove in agguato

è solo la tua paura

a mostrarci per mano


mercoledì, dicembre 18

tutte le case hanno
faccia di donna e in certi paesi
il lessico sa di pane e acqua tanto
da escludere filosofi e scienziati
ora però ho scoperto
ai relatori ignoto
il lessico dei galli
tutta la notte a urlare
rompete le righe!
rompete le righe!

lunedì, dicembre 16

dimmi
per quell'anfratto con le impronte
d'un colpo lasciata andare
senza biglietto di ritorno
tu forse mangi dove trovi apparecchiato

nemmeno il resto d'acqua nel bicchiere
tenuto in serbo per chi
senza le scarpe s'incammina

venerdì, dicembre 6

c'è chi
si fascia il volto
perché non scappino
avanzi di parole

martedì, dicembre 3

ero quella dell'avrei voluto
l'ultimo giorno si svolse nel passato
come il primo 
anteriore stanza
dell'oblio

sabato, novembre 30

quando sono assenti le parole


il padre di Luciana
l'uomo della cava di rena
non parlava
gli leccavo le mani per ammorbidirle
il vino a balzi sotto il pomo d'Adamo
come il Nilo per le sue cateratte
Della vita alla cava
le figlie conobbero lo spacco
del labbro inferiore
nemmeno l'autocarro
che si portò un viaggio al giorno
la montagna sana

lunedì, novembre 11

gli schizzi della marcia nuziale
sul sub woofer
(ognuno il suo stile)
- post coitum arrivi tu -
col reso ammuffito
questa la realtà.
Poi c'è la poesia

che ancora usa il guanto.

giovedì, ottobre 24


Nettezza urbana
esco, al solito, con mio marito. Ci sorpassa una giovin signora; noto il bel personale, cammina svelta dando colpi di anche.
A un tratto si gira e mi fa - "non si vergogna"? -
- prego? di cosa"? -
- il suo cane ha fatto il bisogno e lei non l'ha raccolto! -
- ah - dico - l'ha fatta tra le erbacce, come faccio a prenderla.. -
- no, non l'ha fatta tra le erbacce, lei è una cafona e maleducata e la città è sporca per colpa di gente come lei. -
- se ci fossero state aiuole, o se ogni tanto passasse qualche attrezzo a disinfettare queste strade dove non piove da sei mesi..lo sa che i cigli delle strade sono pieni di zecche? provi a raccogliere lei qualcosa a terra! -
-chi ha il cane se lo pianga!- ribatte sdegnata, alzando la voce e infuriandosi quando le rispondo:- e invece se lo piange lei!-
Dice altre cose sempre più calcando i toni, intanto che Prugnetta urina sul cerchione di un catorcio.
Ovvio, so di avere torto marcio.


Erano orfismi le parole

teli di ragno tra le sponde dell'anima
Chi fu a inventare il suono
rovesciato su cinque corde di notte?
La stanza
dove non si riusciva a buttar fuori la luna a motore...
gli scuri tornavano indietro
-ch(e) lu passant(e)
diceva mamma
- se lu so' magnat(e) li tarl(e) -
e a me segnava occhiaie
l'insonnia
Quel tarlo un giorno si presentò
e mi disse
- sono la tua parola -

sabato, ottobre 19



 Come tenermi lontana
dal corpo di parole
poggiate
a un recinto di cielo
la pervicacia
di non farsi toccare
il rigore cattivo
come dell’orso sopraggiunto
di macchia nera intermittente
tra il piano e le forre
nella rete
entrambi a dirci
come si diventa brutti
come ci si gira male
su questo percorso segnato
da labbra in movimento
ORFISMI E PAROLE
(per te che non hai avuto il tempo di leggere)


Non ho fiducia nella referenzialità della parola; indago sul
retroscena per trovare una chiave di lettura che non si fondi
semplicemente sulla musicalità dei suoni, o sui ghirigori dei morfemi
o sul pressappochismo dei semantemi.
La parola in sé è poca cosa, tende agguati, gira le spalle alla nobiltà
del segno, tradisce appena può, è disposta a “mal fare”.
L’ho scoperto nel mio vissuto di silenzio, sfregiato da sporadici
tentativi di “parlare”.
Ho deciso di vendicarmi violentandola, sviscerandola, sezionandola,
torturandola, “usandola”.
Devo dimostrare che essa mènte, che dice altro da sé, devo cercare
dove si nasconde la sua vera faccia e perché sia così subdola.
La parola, smascherata della sua arroganza, stimolata a “parlare”,
taglia i ponti con l’accezione contingente, dice altro iniziando un
racconto a ritroso, fino alle radici della storia.
La parola diventa evocativa, rivela ciò che il semplice ascolto, la
semplice lettura o scrittura non vedono. Essa prende a soffrire,
chiama a raccolta le creature che non sono state ascoltate, grida per
bocca loro, si contorce, fa giustizia del dolore solitario.

domenica, settembre 15

deviata la luna
dall'asse dei giorni
incombe di ferro
sui prati

venerdì, agosto 23



questa è la pagina stanca
parOlate voi!
potrei fermentare nella feccia degli
aggettivi
fornicare nel torbido degli amanti di lusso
quelli che di ciascun senso sperimentano
l'extra e il retrogusto



venerdì, luglio 26

funambolo
tieni in piedi le parole
inculate
nelle scarpe di gesso
almeno quell'altro
se le tirava dalla bocca
bagnate di S e di Z

giovedì, luglio 25

anni fa conobbi
un poeta viscido
mesi fa conobbi
un poeta viscido
dev'essere una Scuola
che insegna
a schiacciare
formiche

giovedì, luglio 18

il vate si lustra le scarpe da solo
quando non può incedere scalzo

Tu sì
tu no
a scegliere è
il più viscido

fra i poeti 
Quello che c'è sotto
è immensamente più esteso
di quello che si vede
Parimenti
quello che c'è sopra


Bensì.


mercoledì, luglio 10

voi state avanti a me
di qualche sillaba
di un cielo che indietreggia

mica si può toccare con la mano
la materia delle nuvole

domenica, luglio 7

et verbum caro factum est


 la parola è muta

e voi
non siete la vostra parola

mi consigliarono i sassi
una buona scrittura
ai professori
gli orali
e l'ardesia
agli attori
gli esiti
di mimica e metrica

martedì, luglio 2

la parola è muta

la voce del poeta che declama
mi provoca malori
già la parola non vuole compagnia
e si ritrova a fianco
la musica per giunta



domenica, giugno 30

passai obliqua
erano campi di solchi cantori

martedì, giugno 18


fratello
quando scendi le scale
divarica le cosce e guarda sotto
non corrispondono i gradi alla tua idea
dell'onore
noi non abbiamo maestranze
che abbiano imparato bene
almeno un'arte



giovedì, giugno 13

e mi lasciai dire
rumore di un giorno inconsapevole
tanto mi parve semplice
usare la voce
più che la carta
di aria ce n'era poca
solo d'amore non si poteva fare economia
anche oggi
mettiamola in culo a qualcosa
mai che si guardi in alto
a dissipare le nuvole

giovedì, giugno 6


i fiori hanno sempre qualcosa che li salva
qualcosa che non capisco
forse la natura
della loro carne


venerdì, maggio 31

ferme sull'uscio
la notte e il giorno
ognuna a discutere
sul conto

martedì, maggio 21


viviamo il tempo delle rovine
nell'anima delle cose

attinto alla semplicità che non dice
alla storia di chi non resta
all'insignificanza dei segni
che ognora si legge
sulla viltà dei torrenti
o greti
di parole

giovedì, maggio 16

ombra di me che vorrei

un attimo i tuoi anni
poggiati sulla spalla
il tempo degli occhi
sfilati dalla trama
quando amore convenne
a me fuori la porta
falso di dolore

martedì, maggio 14

capirsi a volo

ed evitarsi

lunedì, maggio 13

è uno spazio lottizzato, quello dello scrivere poetico, semmai vi fossi entrata dalla finestra  ne esco dalla porta.
La Poesia oggi non serve, a meno che non faccia da spalla a un moto cruento di riconquista della dignità: prima la persona, poi la poesia.
Oggi lo scrivere è rinunciatario, oppure è l'onda serena di chi ha la barca all'asciutto.
Basta coi pianti e con le lagne e coi rancori, basta con le cornicette a fiori! perché hai paura di chi ti pugnala alle spalle? Il poeta non ha paura, il poeta non muore.

domenica, maggio 12

autoritratto dell'inconscio
come si può 
ancora
dire
ogni lettera dei colonizzatori 
sul transatlantico di bocca in bocca si tira di teina verde
senza affrancatura
poesiisti attaccati al fondo per eccesso di zucchero
amici
per le palle
come il parrucchino di James
Nel cestino della spazza
una vecchia

bambola kamikaze
del silenzio


venerdì, maggio 10

si torna sempre al dito
sarà questa l'origine
dell'artrosi deformante

lunedì, maggio 6

di incesto
anni fa
l'anticamera del letto
col dito indietro e avanti
cernita di lenticchie e ammollo
 almeno ad evitare
di pagare


sabato, maggio 4


i muretti mi servirono per leccare
dieci lire di citrato sfuso
e chiedermi il perche' dei succhiasangue
col dito li premevo e scrivevano
ora le cose basse me le tengo
per frenare il letto
che' la parete e' una minaccia
e alle spalle non ci voglio nessuno

venerdì, aprile 26

si lascia indisturbato il cielo
non so l'utilita'
del persistere nostro
a intravedere
come sottolinguale goccia
senza effetto

martedì, aprile 23

il segno ha sempre qualcosa da dire

giovedì, aprile 18

qualche parola redenta
in questi primi passi nel nuovo mondo
la tengo stretta
che non abbia a scivolarmi
sui vicoli quotidiani

ogni giorno dico qualcosa
un apprendimento aerobico
senza livelli


nel migliore dei casi
la stasi
e' un suicidio lento

mercoledì, aprile 17

alla mia citta' agonizzante

arrivano i tagliatori di teste
solo erba e non si svetta più
gli alberi offesi prendono
a lesinare ossigeno
sapore e odore di ferro
la terra annusa l'urina dei gatti
che scalda quel poco
che niente dirà

martedì, aprile 16

te lo ricordi quel giro di do
secchi d'acqua sulle candele
ebeti fuori tempo
ti premevo le nocche della schiena
e si accendeva 
brivido in prestito
per il tempo del giro
quel semplice mangiare la mela
e dentro non trovarci i semi
solo appendici biancastre
così oggi i sentimenti
prima ci scrivi un libro
poi quel libro con sentimento "inside"
conteneva l'anima del commercio
ditemi
non amici
quanta neve nei piatti
condisce l'attesa
ho pronto un bicchiere rosso sangue
per brindare coi passeri sui fili

domenica, aprile 14

la poesia nasce
quando inizia a mancare l'aria
non è un prato di parole
è la terra che si rapprende
nella caverna provvisoria
/il mancare di appigli/

La poesia nasce
dove sono le gabbie
di fiati corti

venerdì, aprile 12

 
hai visto quant'acqua veniva giù
e dovevamo guardare di lato
le sciabole dei nostri padri
arrese sotto il nylon dei racconti
perché qui dove sto a respirare aria
al massimo si mima
e non lo si sa fare
 
loro avrebbero chiamato i pompieri
ma noi ai nidi
portiamo rispetto
sotto i draghi
e il foglio dell'ambasciata
diro'
 che non mi hanno ricevuta